Le Cave di Pila, situate a Villamontagna, non sono una semplice attrazione turistica, ma rappresentano il vero e proprio “cuore roccioso” da cui ha avuto origine la pietra usata per costruire la nostra città.
Le docenti, gli studenti e le studentesse della classe 3^ E, grazie al progetto Stra.Bene e all’Ecomuseo dell’Argentario, hanno avuto l’opportunità di esplorarle, trasformando l’esperienza in una missione concreta a favore dell’ambiente.
Guidati da Sandro Zanghellini, guida esperta dell’Ecomuseo, abbiamo scoperto che dalle Cave di Pila venivano estratte rocce sedimentarie calcaree, formatesi nel Giurassico. I cavatori usavano nomi specifici, che oggi raccontano la storia stessa della cava: il Rosso Moro (calcare rosso), lo Ziresol (un calcare bianco rosato) e il Verdello. Queste rocce sono costituite principalmente da carbonato di calcio. Osservando attentamente, in loro si possono persino scorgere dei fossili: il celebre calcare chiamato Rosso Ammonitico prende il nome proprio dalla presenza dei gusci fossili di ammoniti, molluschi che popolavano i mari preistorici del Trentino.
Fin dall’epoca romana, e in particolare durante il Rinascimento sotto il principe vescovo Bernardo Clesio, la pietra di Pila è stata impiegata per realizzare le mura di Trento, il Duomo, il Castello del Buonconsiglio, le colonne del Mausoleo di Cesare Battisti, il restauro della Fontana del Nettuno e molte altre opere, grazie all’abilità degli scalpellini. L’importanza di questa professione era tale che, alla fine dell’Ottocento, fu fondata una scuola di scalpellini proprio all’interno del nostro istituto!
La cava, aperta nel 1830, è ancora oggi in piena attività e, recentemente, è stato riscoperto il prezioso Bianco Pila, un marmo che non si estraeva da oltre cinquant’anni.
Dopo i primi sopralluoghi, dedicati alla pulizia del sito e alla progettazione del nostro intervento, abbiamo deciso di valorizzare questa zona così significativa dal punto di vista storico e naturalistico. Il nostro lavoro si è concluso con la realizzazione di un pannello descrittivo che racconta la storia della cava e l’attività di estrazione, collocato proprio davanti all’ingresso della vecchia cava. Collaborare insieme agli esperti dell’Ecomuseo per un obiettivo comune è stato molto gratificante e ci ha fatto comprendere quanto ogni piccolo gesto possa contribuire alla tutela del nostro territorio.
Questa esperienza ci ha lasciato una lezione importante: conoscere la storia è fondamentale, ma la responsabilità nei confronti dell’ambiente è ciò che conta davvero.
Autori dell’articolo: Francesco Zandonella, Alisa Moggio
Classe 3^ E SSPG Manzoni







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